Tobagi Benedetta - 2013 - Una stella incoronata di buio by Tobagi Benedetta

Tobagi Benedetta - 2013 - Una stella incoronata di buio by Tobagi Benedetta

autore:Tobagi Benedetta [Tobagi Benedetta]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Crime
ISBN: 9788806206307
Google: 5VDxAQAAQBAJ
Amazon: 8806206303
editore: Einaudi
pubblicato: 2013-11-11T23:00:00+00:00


Granchio d'ombra sulla terra

«La destra eversiva è stato il fenomeno più grave e pericoloso per le condizioni di vita democratica che l'Italia abbia conosciuto: perché è stato il più organico ai centri di potere interessati a impedire i cambiamenti», afferma Giampaolo Zorzi guardandomi fisso, lasciando un lungo momento di silenzio, dopo.

Una riga bianca nella pagina del discorso, perché il concetto mi si pianti bene in testa. Il giudizio, ponderato a lungo, suona ancor più duro nel tessuto asciutto del parlare preciso, parsimonioso d'aggettivi di questo magistrato coi capelli grigi, in giacca e cravatta nonostante il caldo, inappuntabile incarnazione di servitore dello Stato. E’ un uomo garbato, allegro, dai colori chiari. I suoi occhi azzurri, limpidi e diretti, non recano traccia apparente di ciò che hanno visto. Penso a Tamburino e provo ammirazione per la loro serena resilienza. Ribadisce una certezza maturata nei dieci anni di vita dedicati a indagare sulla strage, un concetto rimosso dalla coscienza collettiva, proprio perché la rete eversiva della destra radicale è stata organica e funzionale ai centri di potere. La sua riflessione mi rammenta le parole di un altro giudice, Roberto Scarpinato, che inscrive la «strategia della tensione» e la criminalità mafiosa di livello più elevato nella stessa categoria, entrambe espressioni del volto osceno dell'eterno Principe italiano.

Zorzi mi accoglie nel suo ufficio presso la Procura generale di Brescia, la sua città, dove presta servizio da più di trent'anni, in una luminosa mattina di luglio. In veste di giudice istruttore, qui ha lavorato con ostinazione, spesso in solitudine, come un archeologo intento a far affiorare il tracciato delle strade di una cittadella sepolta dalla polvere del tempo. Estrae con cura da una cartellina un cimelio, la lettera del 23 marzo 1984 con cui il procuratore generale affidò a lui e al pubblico ministero Di Martino una nuova istruttoria sulla strage di piazza Loggia, sull'onda di risultanze emerse nell'inchiesta che Pier Luigi Vigna, a Firenze, stava conducendo su una serie di attentati ai treni compiuti in Toscana. «Chi l'avrebbe detto... Io sono stato un testimone dei fatti, - racconta, - quella bomba l'ho sentita scoppiare. Sono bresciano, ho sempre vissuto qui, mi stavo laureando in giurisprudenza alla Statale di Milano, avrei compiuto ventitre anni a novembre. Abitavo a non più di trecento metri in linea d'aria dalla piazza» (non posso fare a meno di notare come descriva ogni cosa con minuzia, quasi stesse compilando un verbale). «Ricordo perfettamente quel momento, stavo studiando a casa». Dieci anni dopo tocca a lui indagare. E nei dieci anni successivi fa emergere dalla polvere interi quartieri della città scomparsa, vestigia di una civiltà di guerrieri distruttori. Ma le sue scoperte ormai non sembrano interessare più nessuno, come le raccolte di cocci, tavolette e punte di ferro nelle sale di un piccolo museo di provincia dove i guardiani sonnecchiano tra rari visitatori di passaggio.

Gli ittiti, penso, senza logica alcuna, se non l'eco di una vaga sensazione di mistero e abbandono che mi riporta a un'altra estate, quando viaggiavo in macchina attraverso gli



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